A Fermo, nel 2016, un imprenditore artigiano medio paga il 58,9% di tasse, potendo contare su un reddito disponibile di poco superiore a 20.500 euro. Dal 3 agosto smetterà di lavorare per il fisco e inizierà a guadagnare per se stesso e la sua impresa, nel  cosiddetto “tax free day” o giorno della liberazione dalle tasse. La stima è riferita ad un’impresa individuale, con 5 dipendenti, un laboratorio artigiano di 350 metri quadrati e un negozio di 175, con 430mila euro di fatturato e 50mila euro di utili.

Sono gli esiti dello studio dell’Osservatorio sulla tassazione delle Pmi condotto per il terzo anno da CNA Nazionale e presentato ieri pomeriggio in Camera di Commercio dall’associazione fermana guidata da Alessandro Migliore e presieduta da Paolo Silenzi nell’ambito dell’incontro “Tasse&Lavoro, Quanto vale il reddito d’impresa?”.

I dati sono stati illustrati da Claudio Carpentieri, responsabile delle Politiche Fiscali e Societarie di CNA Nazionale, curatore dello studio effettuato su 124 comuni:

Tra il 2011 e il 2016 la città di Fermo ha visto un aumento della tassazione dello 0,3%; il peso totale del fisco sugli artigiani è pari al 58,9%, in linea con il 2015 e minore della media nazionale che è del 60,9%. Per questo – prosegue Carpentierinella classifica nazionale delle città più tartassate si piazza al 90 esimo posto. Senza dubbio gli imprenditori non saltano di gioia, eppure negli ultimi 5 anni l’incidenza di imposte e tributi locali registra un -5,6%”.

Nelle Marche a stare peggio sono gli artigiani pesaresi, con il 63,4% di tasse da pagare, seguono Urbino (61,3), Macerata (61,2), Ancona (60), Fermo e Ascoli Piceno (58,9). Nella classifica delle più tartassate, Pesaro conquista un amaro 31esimo posto, con gli imprenditori che lavoreranno per se stessi soltanto dal 19 agosto e un reddito netto di 18.314 euro, 16 in meno del 2015.

Compito dell’Osservatorio è anche elaborare proposte affinché si possa migliorare il sistema tributario. Da dove cominciare?

Sicuramente dalla deducibilità completa dell’Imu dal reddito d’impresa – ha dichiarato il Direttore Provinciale Alessandro Migliore, illustrando le 10 proposte CNA al Governo, recentemente oggetto anche di un’interrogazione parlamentare – dall’Iri (Imposta sul Reddito delle Imprese) e dal criterio di cassa per determinare il reddito. Si può, e si deve. Tre le direttrici operative ci sono una più consistente riduzione della pressione fiscale, il capovolgimento della tendenza a trasferire sulle imprese gli oneri dei controlli, l’uso intelligente della leva fiscale per aumentare la domanda interna”.

Le 10 proposte CNA sono:

1)         rendere l’Imu sugli immobili strumentali completamente deducibile dal reddito d’impresa;

2)         utilizzare le risorse provenienti dalla spending review e dalla lotta all’evasione per ridurre la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo;

3)         introdurre una misura premiale che riduca l’imposizione sul reddito incrementale rispetto al reddito “ideale” stimato dagli studi di settore;

4)         definire il concetto di autonoma organizzazione ai fini del non assoggettamento all’Irap;

5)         introdurre l’Iri (Imposta sul reddito delle imprese) per consentire alle imprese personali di allineare l’imposizione sui redditi re-investiti in azienda a quella applicata alle società di capitali;

6)         redistribuire il gettito derivante dalla tassazione sugli immobili adeguando i valori catastali ai valori commerciali;

7)         trasformare le detrazioni relative a spese per lavori edili in crediti d’imposta cedibili agli intermediari finanziari;

8)         introdurre il principio di cassa nella determinazione del reddito delle imprese personali in regime di contabilità semplificata;

9)         eliminare lo split payment e ridurre la ritenuta sui bonifici, relativi a spese per le quali sono riconosciute le detrazioni fiscali, dall’8 perlomeno al 4 per cento, come in precedenza; evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica B2B;

10)       agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali tramite la completa neutralità fiscale delle cessioni d’azienda, al pari di quanto previsto in caso di conferimenti.

Proposte che l’onorevole Paolo Petrini, vice presidente della Commissione Finanze, ha raccolto e che si è detto disponibile ad analizzare, riferendo che “negli ultimi anni l’Italia ha visto un chiaro orientamento alla diminuzione della pressione fiscale, con un’attuazione al 70% della delega. Senza dimenticare che abbiamo un insieme di agevolazioni per le imprese e per le persone senza pari al mondo, che al momento generano circa 152 miliardi di mancato gettito fiscale per lo Stato, a cui si aggiungono i 91 miliardi di tax gap, cioè tasse non incassate”.

Il punto di vista degli amministratori locali è stato riportato da Nazareno Franchellucci, sindaco di Porto Sant’Elpidio e componente del direttivo Anci Marche, e da Savino Febi, assessore al Bilancio del Comune di Fermo.

In un quadro fiscale come quello attuale – sostiene Franchellucciil margine di manovra dei Comuni per andare incontro a famiglie e imprese è molto stretto. Tuttavia l’impegno resta forte”, ammette, citando come esempio l’esenzione attivata a Porto Sant’Elpidio dal pagamento della Tari per chi produce rifiuti speciali.

Un’esenzione che a Fermo al momento è prevista solo per le aree industriali, ma per la quale Febi ha annunciato un’estensione: “Si può intervenire a più ampio raggio anche per le aziende artigiane – ha dichiarato – ma ricordiamo che i piccoli vantaggi che i Comuni possono mettere in campo vengono quasi vanificati dall’imposizione nazionale”.