Trentotto euro ogni giorno di deduzioni forfettarie al posto dei cinquantuno previsti negli anni scorsi. Si tratta di una doccia fredda per i 3.878 autotrasportatori marchigiani, che dovranno pagare maggiori tasse per importi che vanno
da 700 a 2 mila euro. La categoria resta sul piede di guerra.

Sabato 28 luglio la Fita Cna Marche ha convocato la presidenza regionale della categoria ad Ancona per confrontarsi con il presidente nazionale Fita Cna Patrizio Ricci, dopo l’incontro avuto ieri con il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli.
Sabato ad Ancona” afferma il responsabile Fita Cna Marche Riccardo Battisti “abbiamo condiviso la decisione di sospendere il fermo. Restiamo in attesa di interventi del Governo per portare le imposte sul gasolio sotto il 50 per cento del costo complessivo alla pompa. Oggi le accise incidono per il 59%, un poco invidiabile record che abbiamo
nell’Unione Europea”.
Altre richieste degli autotrasportatori riguardano la velocizzazione dei tempi di pagamento (oggi passano da 90 a 180 giorni prima di incassare); la possibilità di pagare le imposte solo quando viene incassata la fattura e di rendere deducibili le fatture passive solo quando pagate; la proroga delle schede carburante anche per gli autotrasportatori di
consorzi e cooperative che hanno cisterne private; il ripristino dei fondi destinati ai pedaggi autostradali, che sono stati tagliati di 48 milioni per i prossimi due anni.
“Intanto ogni giorno” secondo il presidente Fita Cna Marche Roberto Grazioli “sbarcano al porto di Ancona flotte di camion targati Polonia, Romania, Bulgaria, Slovacchia e di altri Paesi dell’Est Ue dove il salario minimo per gli autisti è inferiore a 500 euro al mese mentre il gasolio per autotrazione costa da 24 a 40 centesimi meno che in Italia. Una concorrenza sleale che ha colpito duramente i nostri autotrasportatori.”

Nelle Marche dal 2009 a giugno 2018, l’autotrasporto marchigiano ha perso 891 imprese di cui 112 solo nei primi sei mesi dell’anno in corso. Inoltre, dovendo ridurre i costi, le imprese non investono: da gennaio solo il 3 per cento delle 3.878 aziende del settore, ha effettuato investimenti.
“Gli autotrasportatori” conclude Grazioli “chiedono una svolta al Governo sulle questioni appena elencate perché così non si può andare avanti e si rischia il collasso di un intero settore, che è fondamentale per la nostra economia”.
Patrizio Ricci ed il portavoce nazionale autotrasporto merci Luciano Barattini, presidente della CNA Fita di Pesaro, hanno evidenziato come il mese di settembre sarà decisivo per il settore che potrà verificare operativamente l’incidenza delle assicurazioni avute al tavolo con il Ministro. I problemi della categoria non sono risolvibili con un colpo di spugna sul passato ma nemmeno possono essere rinviati in attesa di interventi più generali. Occorre dare risposte immediate ai problemi della categoria ed è per questo che il fermo è solo “sospeso”.

La presenza del Presidente nazionale della Fita è indice di un’attenzione che non abbassa la guardia e che vuole realizzare il massimo coinvolgimento dei territori ed un approccio unitario ai problemi (porti, cabotaggio, accise, pedaggi, contratto di lavoro, funzionamento delle Motorizzazioni, ecc.) che sono comuni alle imprese dell’autotrasporto
su tutto il territorio nazionale. E’, insomma, il momento della massima attenzione a salvaguardia del futuro delle imprese italiane dell’autotrasporto.
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