Se nelle Marche la ripresa è arrivata non è passata sulle strade dell’autotrasporto merci. Lo scorso anno le imprese marchigiane di autotrasporto in attività sono passate da 3.475 a 3403  (-72) con la perdita di oltre 250 addetti.
Imprese che nella regione danno lavoro a più di 8 mila addetti.
In Italia le imprese del settore sono scese da 150.888 a 149.958 (-930). Inoltre, secondo il Centro Studi della Cna Marche nel 2017 un quarto delle aziende dei trasporti ha visto diminuire il fatturato che è rimasto stabile per il 50 per cento ed è aumentato solo per il restante 25 per cento. Al palo gli investimenti che hanno coinvolto solo il 3 per cento delle imprese.  E nulla fa pensare che nel  2018 andrà meglio.
“Le nostre previsioni per l’anno in corso” afferma Riccardo Battisti responsabile Cna Fita Marche “indicano ancora solo un 3 per cento di imprese che farà investimenti e un fatturato stabile per il 90 per cento degli autotrasportatori marchigiani mentre diminuirà per il restante 10 per cento.”
La crisi dell’autotrasporto passa dalle piccole imprese.
Dieci anni fa Roberto Grazioli, titolare di una piccola azienda di San Benedetto del Tronto, aveva sette veicoli e fatturava in media 90 mila euro al mese. “Oggi” dichiara Grazioli “mi sono rimasti due veicoli con i quali lavoriamo mio figlio ed io che trasportiamo mobili in tutta Italia, fatturando da 20 a 25 mila euro al mese.  Il problema non è tanto la mancanza di lavoro ma il fatto che per lavorare dobiamo accettare  dai committenti tariffe sempre più basse con margini di guadagno irrisori. Le grandi aziende di trasporto fanno prezzi molto bassi, sembra quasi che si siano messi d’accordo. Facendo tanti sacrifici stiamo resistendo e ancora facciamo viaggi verso diverse regioni italiane ma in prospettiva punteremo sempre più sul mercato locale”.
Far ripartire l’autotrasporto merci. Come fare?
“La crescita dell’autotrasporto” sostiene Luciano Barattini presidente della cooperativa Carp “passa attraverso i consorzi e le aggregazioni tra imprese. Il nostro consorzio, come tanti altri, durante la crisi  è cresciuto. Nati nel 1998 con 15 soci siamo arrivati ad avere 54 soci con 140 veicoli, acquistando e rilanciando aziende fallite o destinate a cessare l’attività. Rispetto all’inizio della crisi il nostro fatturato è salito da 20 a 26 milioni di euro ed abbiamo investito quasi un milione di euro, specialmente nel settore dei rifiuti. Naturalmente potremmo crescere ancora di più se non fossimo frenati dai costi, dalla burocrazia e dal damping sociale delle imprese provenienti da certi Paesi dell’Unione Europea. Ma spetta all’Ue adoperarsi per armonizzare i costi oppure il dumping non si sconfiggerà.”
“La concorrenza sleale dei vettori stranieri e i troppi adempimenti burocratici richiesti alle nostre imprese” conferma Battisti “sono i principali freni allo sviluppo dell’autotrasporto marchigiano. Gli autisti stranieri, soprattutto bulgari e rumeni, che sbarcano ad Ancona e costano alle imprese di autotrasporto straniere 500 euro al mese rispetto ai 2 mila euro che è il costo medio di un autista italiano, mettono in ginocchio le nostre aziende. Una concorrenza spietata,  in molti casi senza rispettare le normative del Codice della strada e le leggi sulla sicurezza. Se non riusciremo a contrastarla il settore continuerà a veder scomparire nelle Marche imprese e posti di lavoro.”
Proprio contro le concorrenza sleale delle imprese straniere, il 27 febbraio partirà anche nelle Marche la settimana antidumping con manifestazioni e con la presentazione di un documento nel quale si chiede di  omogeneizzare i trattamenti economici, sociali e normativi dei lavoratori e dei costi a carico delle imprese in tutti i Paesi dell’Unione Europea.
Inoltre si chiede di contrastare ogni ipotesi di ulteriore liberalizzazione del cabotaggio stradale. Altri punti del documento riguardano la semplificazione burocratica e una razionalizzazione normativa del settore, garantendo in particolare la piena funzionalità del Portale Regolarità Albo che consente di conoscere  le imprese irregolari per l’affidamento dei servizi di trasporto. Inoltre confermare le risorse strutturali di 250 milioni annui e i rimborsi delle accise sul gasolio. Infine incentivare La formazione e l’inserimento lavorativo per i giovani autisti e riconoscere come lavoro usurante quello del conducente di veicoli pesanti.