Che la professione di truccatore non sia riconosciuta come tale non è una novità: quando in Italia le associazioni di categoria maggiormente rappresentative a livello nazionale lottavano per l’ottenimento di una legge che regolamentasse all’epoca le figure che si occupavano di estetica e che, senza autonomia, si configuravano in “affini barbieri e parrucchieri” (tra cui anche truccatori e visagisti), nessuno sollevò il problema, perché si ricollocava ogni figura operante nel settore estetico in una legge di Stato che dava legittimità e dignità ad una professione allora emergente, cioè l’Estetista. Dopo un lungo lavoro durato anni, si ottenne la legge 1/90, che descrive tutto quanto sia consentito all’estetista, in termini di prestazione professionale, specificando le materie formative di rilevante importanza, tra cui trucco e visagismo.

Spiega Perlita Vallasciani, Presidente Regionale e Portavoce Territoriale di CNA Benessere e Sanità: “L’attività di truccatore è già riconosciuta secondo la 1/90 nelle competenze dell’estetista qualificata, a cui restano la possibilità e la facoltà di specializzarsi poi ulteriormente nell’ambito del make-up e nei suoi risvolti specifici quali trucco fotografico, teatrale, cinematografico. In riferimento a quanto dichiarato dalla Presidente ATA Emanuela Capizzi, ricordiamo che CNA ha da tempo sollevato il problema delle tante figure che, pur non essendo riconosciute all’interno di una legge di settore, operano comunque in alcuni ambiti ad essa riconducibili, oltre al fatto che troppo spesso  il proliferare  di tante professioni atipiche lasciano spazio all’improvvisazione e al lavoro sommerso”.

Nel corso degli anni, come chiarisce Vallasciani, sia per l’evoluzione di un mercato sempre più esigente che per la necessità di creare nuove figure professionali, sono emerse figure professionali  non definite, che si ricollocano nella definizione di “affini Estetiste”, come il truccatore o il make-up artist  o l’onicotecnico: “Lo scorso novembre il coordinamento Nazionale Estetiste di CNA ha presentato alla Camera dei Deputati il progetto di modifica della 1/90, con l’obiettivo di normare le figure ad oggi non regolari ma rientranti comunque nel settore dell’estetica, come appunto il make-up artist. Il progetto sta attraversando l’iter legislativo: attualmente è in esame un testo unico e proprio il 27 giugno scorso come CNA siamo stati ascoltati in un’audizione alla X Commissione Attività Produttive e Commercio e sembrerebbe che ci siano grandi buone possibilità”.

Ciò che non facilita l’ottenimento di molti risultati è la continua richiesta o protesta in raggruppamenti auto referenziati: “Per avere una grande rappresentatività – conclude Perlita Vallascianibisogna essere una grande associazione  in grado di condividere  progetti e valori come in una grande famiglia: questo è il vero fiore all’occhiello di CNA e il meccanismo di forza dell’unione Benessere e Sanità. Infatti, per creare il progetto di modifica della 1/90 ci siamo sempre confrontati con i vari portavoce di coordinamento, come truccatori, onicotecnici, tatuatori estetisti e specialisti del benessere bio-naturale. Questo rende la nostra voce più forte e più credibile per arrivare ad un risultato di eguaglianza che sia nazionale e non solo regionale o provinciale”.