Il comparto calzaturiero è in allarme. Forse mai come in queste ultime settimane gli artigiani del distretto fermano – maceratese iniziano davvero a vedere nero. Le sanzioni nei confronti della Russia hanno piegato l'export del territorio e stavolta sembra proprio che la buona volontà non sia sufficiente per cambiare direzione.

La CNA Provinciale di Fermo e il settore Federmoda chiedono un'azione precisa, a partire in primo luogo dall'eliminazione delle sanzioni: “Credo che potrebbe essere il primo caso in cui le sanzioni fanno più male al sanzionante che al sanzionato”, dice il Presidente Provinciale Paolo Silenzi.

Le istituzioni devono agire in maniera concreta. Qualcuno sostiene che non si possono togliere le sanzioni per vendere alla Russia quattro paia di scarpe: questo, oltre che grave e irrispettoso del lavoro di un intero comparto produttivo che è tra i principali motori del nostro sistema economico, significa non rendersi conto della realtà. Chi ogni giorno continua a lavorare per il proprio futuro merita amministratori che prendano decisioni serie.

Sia chiaro – continua Silenzi – i calzaturieri non vogliono alcun tipo di elemosina, non è con eventuali soluzioni una tantum o addirittura cosiddetti fondi straordinari che si risana una situazione di pericolosa incertezza come quella attuale. Bene gli sgravi per le assunzioni, ad esempio, ma per assumere dobbiamo avere commesse e ordini. Siamo convinti che sia necessario puntare maggiormente su politiche reali di sostegno all'incoming, piuttosto che finanziare la partecipazione a fiere scarsamente utili”.

Gianluca Mecozzi, alla guida dell'unione provinciale di CNA Federmoda riassume: “Il settore vive un momento di forte affanno, gli artigiani sono costretti a lavorare sottoprezzo per restare a galla. Ma fino a quando? Si può fare per due o tre mesi, ma poi i nodi vengono al pettine. Le imprese chiedono di essere messe nelle condizioni di lavorare bene, anche con la Russia. E' necessario prima togliere le sanzioni e poi adottare soluzioni reali e concrete, non palliativi”.

Mecozzi fa il punto sui mercati: “Dopo la Russia c'è stato il vuoto, non ci sono altri sbocchi credibili per la piccola e media impresa artigiana. Quello che si diceva della Cina in un primo momento, lo sentiamo dire oggi anche dell'Iran. E il risultato sembrerebbe marginale. Il mercato interno vive ancora un momento delicato, con segnali di ripresa ancora troppo deboli per questo comparto, i negozi multimarca stanno scomparendo: è possibile mettere in vetrina scarpe a non più di 50 euro e dire che sono made in Italy? Direi proprio di no”.