Molto peggiorative, rispetto al testo discusso in sede tecnica, le modifiche apportate al decreto legislativo di recepimento della direttiva 2009/28 sulle fonti rinnovabili approvate in Consiglio dei Ministri.

“L’eliminazione del tetto degli 8.000 MW – dichiara ILuciana Testatonda, responsabile provinciale Cna Impianti – non risolve il problema. Si sostituisce semplicemente il limite della potenza incentivabile con la scadenza del Conto energia prevista il 30 maggio”.
Secondo Gaetano Pieroni, Presidente di Cna impianti ùàè inammissibile che si preveda la revisione del terzo Conto Energia, approvato con un decreto in vigore da appena due mesi, determinando il blocco degli incentivi a partire dal 1° giugno 2011. Gli impianti che saranno collegati in rete dopo tale data saranno incentivati da una nuova formulazione del Conto Energia che il Ministero emanerà entro il 30 aprile”.

Secondo la Cna, il decreto approvato contiene un’ulteriore criticità: il Ministero dovrà determinare un limite annuale di potenza elettrica cumulativa degli impianti fotovoltaici che possono ottenere le tariffe incentivanti e quindi le imprese non potranno effettuare investimenti di lunga durata, non conoscendo i parametri economici incentivanti.

Non si giustifica il blocco improvviso di un sistema che ha creato benefici economici e occupazionali per il Paese. E’ indispensabile che l’attuale sistema di incentivi resti in vigore per i 14 mesi previsti dall'attuale decreto e che la nuova riformulazione non sia penalizzante per gli investimenti in corso. Bisogna ridefinire i meccanismi incentivanti in favore dei piccoli impianti, intervenendo in modo deciso contro la speculazione che si è realizzata in questi ultimi anni in tale settore.

La Presidenza Nazionale CNA ha denunciato che l’atto del Governo, nel porre un limite temporale al 31 Maggio alle incentivazioni sul fotovoltaico, ha prodotto il blocco totale dei finanziamenti da parte delle banche ai progetti in corso d’opera ed il conseguente blocco delle attività.

La CNA ha già avviato una formale e sostanziale protesta al Governo impegnandolo arivedere al più presto tale decisione, al fine di impedire la chiusura di migliaia di imprese e la disoccupazione per almeno 50.000 lavoratori.