Il bilancio anagrafico della nati-mortalità delle imprese risulta di poco inferiore al pareggio (-0,16%). Secondo la rilevazione condotta da InfoCamere questo dato è il migliore degli ultimi cinque anni. Crescono turismo e servizi, in rosso agricoltura, industria e commercio. A livello territoriale bene il Centro, fermo al palo il Mezzogiorno.

Continua, nel primo trimestre dell’anno, il recupero del tessuto imprenditoriale nazionale che, tra gennaio e marzo, registra un bilancio anagrafico di poco inferiore al pareggio (-0,16%). Da un lato la progressiva ripresa delle iscrizioni (125.271 le nuove imprese tra gennaio e marzo, 2.177 in più del 2010), dall’altro il prolungato rallentamento delle cancellazioni (134.909 nei tre mesi, 4.366 in meno rispetto all’anno scorso), hanno fatto fermare il bilancio del trimestre a -9.638 unità (contro le oltre 16mila in meno del 2010). Guardando alla recente storia, il dato – come sempre negativamente influenzato dalle cancellazioni che si concentrano a fine di dicembre – è il migliore dell’ultimo quinquennio. Complessivamente il totale delle imprese presenti nei registri camerali alla fine di marzo risulta pari a 6.092.114 unità, di cui 1.458.196 artigiane.
Più difficoltoso il percorso di rientro di queste ultime imprese. La sensibile riduzione delle imprese individuali, la forma giuridica in cui si concentrano la maggior parte delle aziende artigiane, spiega gran parte del loro saldo del trimestre, negativo per 11.492 unità e solo leggermente migliore di quello fatto registrare nel primo trimestre del 2010 (quando le imprese artigiane in meno furono 13.824).
Il segmento più dinamico del nostro tessuto imprenditoriale continua ad essere quello delle società di capitali, aumentate di 11mila unità (pari ad un tasso di crescita dello 0,82%), la cui vitalità riesce solo in parte a controbilanciare il saldo negativo delle ditte individuali, diminuite nel perido di 19.240 unità (pari allo 0,57% in meno), risultato comunque migliore di quello del 2010 quando il saldo si attestò a -26.287 unità.

E’ questo il quadro di sintesi che emerge dai dati sulla nati-mortalità delle imprese italiane nel primo trimestre dell’anno fotografati attraverso Movimprese, la rilevazione trimestrale condotta per Unioncamere da InfoCamere, la società di informatica delle Camere di Commercio italiane.

“Il cammino del Paese per ritornare a crescere – ha detto il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello – passa per le imprese, e i dati di questi primi mesi dell’anno dicono che le forze imprenditoriali vogliono fare la loro parte. Non si spiega diversamente questa lenta, ma continua, ripresa delle nascite di nuove imprese e la contemporanea voglia di non mollare di quelle che ci sono già. C’è una forte e diffusa domanda di politiche di sviluppo che cogliamo in queste dinamiche. Una domanda che non va delusa se non vogliamo restare nel guado tra la sponda della crisi stagnante e la sponda delle economie che, invece, sono già nel futuro. I rischi sono grandissimi e tangibili e li evidenziano i dati del Mezzogiorno, che non progredisce rispetto a un anno fa, e delle piccole imprese artigiane che continuano a pagare un dazio pesante a questa crisi. Il rilancio dello sviluppo – ha concluso Dardanello – passa tra due paletti: la semplificazione della macchina pubblica, che deve procedere a grandi passi per ridurre il peso della burocrazia sull’impresa, e la promozione delle reti d’impresa, il modello oggi vincente per competere con i nostri competitor”.

IL QUADRO GENERALE
Il primo trimestre del 2011 conferma i due fenomeni che stanno riportando il tessuto imprenditoriale italiano fuori dalla crisi. Da un lato la ripresa delle iscrizioni, già registrata nei due anni precedenti, dall’altro la contrazione delle cessazioni che ormai si protrae da quattro anni. Con riferimento al totale delle imprese, il dato del saldo di quest’anno è il migliore degli ultimi cinque e decisamente migliore (il 40% in meno) di quello del 2010. Molto più attenuato il miglioramento fatto registrare dalle imprese artigiane (solo il 17% in meno rispetto all’anno precedente) che, da sole, spiegano più di tutto il saldo negativo del periodo.

LE FORME GIURIDICHE
Le società di capitali continuano “da sempre” a fornire saldi positivi, ma mentre a livello complessivo il loro tasso di crescita si attenua, sia pure di poco, passando dallo 0,88% del I° trimestre del 2010 allo 0,82% del trimestre da poco concluso, a livello delle imprese artigiane le società di capitali si muovono in (relativamente forte) controtendenza, salendo dall’1,48% del I° trimestre 2010 all’1,63% del primo trimestre 2011. Si è detto “relativamente forte” perché la crescita delle società di capitali all’interno delle imprese artigiane (caratterizzato dalla preponderanza delle Ditte individuali, che attualmente determinano il 78,08% dell’universo artigiano ), è un fatto recente.
Con riferimento alle Ditte individuali, il saldo negativo si è ridotto sia per le imprese iscritte in totale (scendendo da -26.287 a -19.240), sia per le imprese artigiane (passando da -12.543 a  -10.772 unità). La categoria delle “Altre forme” societarie (cooperative, consorzi, raggruppamenti temporanei di impresa, eccetera), fa registrare un saldo positivo in valori assoluti (885 unità, contro le 744 del corrispondente trimestre del 2010) e un tasso di crescita dello 0,42% nel trimestre da poco concluso, in aumento rispetto allo 0,36% del 2010.

LE DINAMICHE TERRITORIALI
L’articolazione dei dati anagrafici delle imprese sul territorio nazionale consente di cogliere alcune specificità. Innanzitutto si può costatare come la lenta uscita dalla grave crisi economica di questi anni stia procedendo, come si usa dire, a macchia di leopardo. In termini relativi, mettendo a confronto il periodo gennaio-marzo 2011 con quello corrispondente dell’anno precedente, si può notare come nove regioni su venti hanno migliorato il propro saldo (andando in ordine geografico Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Puglia), quattro lo hanno mantenuto stabile (Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia, Campania e Sicilia) e sette lo hanno peggiorato (Trentino-Alto Adige, Umbria, Marche, Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna). In termini assoluti, invece, solo in tre casi si registrano saldi positivi: Lazio (2.002), Lombardia (987) e Toscana (382).

Allargando lo sguardo alle quattro grandi circoscrizioni territoriali, rispetto al 2010 in tutte le aree del Paese si registrano miglioramenti dei saldi tranne che per il Mezzogiorno, dove anche quest’anno si conferma il -0,34% dell’anno passato.
Nel complesso, le 6.742 imprese in meno nelle otto regioni del Sud e delle isole, determinano il 70% dell’intero saldo negativo del periodo mentre un altro 33,2% (pari a -3.202 unità) è spiegato dal disavanzo fatto registrare dalle regioni del Nord-Est. Per quanto riguarda le imprese artigiane in tutte le quattro grandi circoscrizioni risultano negativi sia i saldi che, conseguentemente, i tassi di crescita.

LE DINAMICHE SETTORIALI
In termini relativi, il saldo negativo del trimestre è spiegato per oltre il 100% dalla sola Agricoltura, settore stroricamente in contrazione che, tra gennaio e marzo di quest’anno, ha visto ridursi il proprio tessuto di imprese di 11.799 unità.  Di segno negativo, ma per entità molto più ridotte, anche i saldi degli altri tre grandi comparti del Commercio, Attività manifatturiere e Costruzioni (che chiudono il periodo, rispettivamente, con 3.782, 3.115 e 2.826 unità in meno).
Le sezioni che fanno invece registrare consistenti variazioni positive dello stock sono quelle che in qualche modo potrebbero essere definite dei ‘servizi alle attività economiche’. Tra queste, spiccano le Attività professionali, scientifiche e tecniche (+1.626 unità); le Attività immobiliari (+1.392 unità); il Noleggio, agenzie di viaggio, ricerca e selezione del personale e supporto per le funzioni di ufficio (1.069 unità); i Servizi di informazione e comunicazione (496 unità). Nel loro insieme, queste quattro sezioni hanno generato nel trimestre una variazione positiva dello stock pari a 4.583 unità.
Interessanti i dati relativi a due sezioni che potremmo unificare nell’area dei servizi di interesse sociale, che insieme contribuiscono con 1.811 unità alla variazione positiva dello stock. La sezione Istruzione (828 unità) e la sezione Sanità e assistenza sociale (983 unità) hanno fatto registrare una variazione dello stock pari, rispettivamente al 3,34% e al 3,03%, da confrontare, per meglio apprezzare il dato, con il tasso nazionale di variazione dello stock che è pari a -0,14%.
Per finire è il caso di segnalare la tenuta dei servizi di alloggi e ristorazione, che ha contribuito al saldo con un apporto di 1.114 unità, corrispondente ad una variazione dello stock dello 0,29%.