“Nelle Marche e più in generale in tutto il Paese, la ripresa è finita a settembre dello scorso anno. L’indice della produzione industriale, che era 110 prima della crisi (fatto 100 l’anno 2000), dopo essere crollato a 80 nel 2009, era risalito a 90 ma a maggio del 2011 è sceso di nuovo a 87 e rischia di scendere ancora. Per tornare a crescere bisogna recuperare efficienza ed aumentare la produttività che è rimasta quella di dieci anni fa” Lo ha affermato Giacomo Vaciago al convegno che si è tenuto ad Ancona, organizzato da Bpa, Cna e Confartigianato Marche ed ha fotografato l’economia regionale.

Prime per valore aggiunto prodotto dall’artigianato e per occupati nel manifatturiero ma ultime per numero di imprese ad alta tecnologia. Queste sono le Marche, secondo l’Osservatorio regionale sulla piccola e media impresa  promosso da Banca Popolare di Ancona, Confartigianato Marche, Cna Marche, con la collaborazione dell’Istat e dei centri studi Sintesi di Mestre e Sistema di Ancona. Anche nel 2010 le Marche si confermano infatti la prima regione italiana  per valore aggiunto prodotto dall’artigianato (il 19,6 per cento contro una media nazionale del 13,2 per cento) e per  occupati nel manifatturiero. (39 per cento contro una media nazionale del 26,3 per cento) ma presentano anche la percentuale più bassa di occupati nei settori ad alta tecnologia del  Centro Nord. Appena il 3,2 per cento contro una media nazionale del 4,4 per cento. Inoltre il 65,1 per cento delle imprese marchigiane sono a bassa tecnologia mentre quelle ad alta tecnologia sono appena il 5,3 per cento.

“Si tratta ” ha affermato Ilario Favaretto dell’Università “Carlo Bo” di Urbino che ha presentato l’indagine congiunturale dopo l’introduzione del presidente regionale Confartigianato Salvatore Fortuna “di un freno per la crescita del nostro sistema produttivo, perché le imprese che investono in innovazione e ricerca e quelle che attuano ristrutturazioni tecniche e organizzative, sono anche quelle che usciranno prima e meglio dalla crisi. Per questo è urgente adottare politiche industriali  in grado di consolidare e diffondere sistemi produttivi innovativi, competitivi e adeguati alle sfide del nostro tempo”.

Secondo l’Assessore regionale alle attività produttive Sara Giannini, “dobbiamo sostenere le imprese che puntano all’internazionalizzazione e favorire le reti d’impresa e la commercializzazione del made in Marche”.

Dal convegno, coordinato dal direttore della Banca Popolare di Ancona Luciano Goffi, è emerso che per uscire dalla crisi conviene anche essere “green”. Soprattutto alle piccole e medie imprese delle Marche. Infatti il 30 per cento punta sull’economia verde per rilanciarsi. Si tratta di imprese che si candidano a far da traino alla ripresa perché creano occupazione, combattono gli sprechi e rispondono ai nuovi parametri della crescita sostenibile. Da un’indagine su un campione di 210 imprese del settore green (impiantisti, costruttori, risparmio energetico, recupero e smaltimento rifiuti) , realizzata dal professor Gianluca Gregori dell’Università Politecnica delle Marche, è emerso come il 27 per cento preveda di aumentare il fatturato nel prossimo triennio e il 35 per cento di mantenerlo stabile. Fra le richieste che ritengono prioritarie ci sono una minor burocrazia (83%) e un accesso facilitato a incentivi economici (78%). Inoltre l’82 per cento delle imprese ritiene importante avere una certificazione che ne attesti l’impegno nell’implementazione di pratiche ecosostenibili.

Questo per quanto riguarda la “green economy”. Considerando invece tutte le imprese marchigiane con meno di 20 dipendenti, arrivano i primi segnali di uscita dalla crisi. Ma il percorso da compiere per tornare ai livelli di fatturato del 2007 è ancora lungo e incerto.  Nel secondo semestre 2010, per l’indagine congiunturale “Trend Marche” sui bilanci delle imprese marchigiane,  il fatturato è aumentato del 5,4 per cento rispetto all’anno precedente, ma è ancora dieci punti sotto i livelli di quattro anni fa. Va peggio alle imprese che lavorano conto terzi (l’80 per cento del totale), che aumentano il fatturato del 4,5 per cento ma restano dodici punti sotto i livelli del 2007. Decisamente più del fatturato sono aumentate le spese per retribuzioni (+14,1%) che sono tornate ai livelli del 2007, e quelle per i consumi (+8,3%). Questo significa che  produzione ed occupazione sono in ripresa  ma anche che le imprese riducono i margini di guadagno.

Il maggior incremento di fatturato (+18,8 %) si è avuto nel settore del mobile e nella meccanica (+12,8), mentre le aziende calzaturiere sotto i 20 addetti registrano un calo del 3,3 per cento, gli alimentari dello 0,6 per cento. Ripartono le costruzioni (+7,3 per cento) dopo sei semestri negativi, il tessile va avanti del 5,8 per cento e i servizi del 2,1 per cento. 

      

 

TRENDMARCHE-rapporto-intermedio-2011