Il 25 luglio a mezzogiorno

suona il clacson…

 

CONTRO L’AUMENTO DELLE ACCISE

 

Da aprile a oggi le sole accise su ogni litro di benzina sono aumentate da 0,56400 a 0,57130 euro, mentre sul diesel sono passate da 0,42300 a 0,47220 euro.

CONTRO L’AUMENTO DEL PREZZO DEL CARBURANTE
Da aprile a oggi grazie all’aumento delle accise i prezzi dei carburanti alla pompa sono costantemente aumentati. In un anno il prezzo della benzina è passato da 1,37176 euro/litro a 1,62300 euro/litro. Il diesel è passato da 1,21531 euro/litro a 1,50600 euro/litro. In Italia il prezzo alla pompa dei carburanti è tra i più alti d’Europa a causa di una rete di distribuzione che al 90% è controllata dalle maggiori compagnie petrolifere.
Nella manovra è stato inserito una riforma del settore che in realtà
non muterà l’attuale assetto di controllo.

CONTRO LE ACCISE DIMENTICATE
Dal 1935 ad oggi continuiamo a pagare per emergenze definitivamente concluse. Una per tutte la guerra d’Abissinia. Nonostante l’accisa sia una tassa di scopo, quindi finalizzata ad un’emergenza da sanare, si continua a pagare oltre 19 miliardi di euro l’anno per nulla. Tutto ciò in palese violazione del principio costituzionale
(ex art. 53) sulla tassazione progressiva.

CONTRO L’AUMENTO DELLA TASSAZIONE INDIRETTA
Dal 2005 ad oggi lo Stato ha costantemente aumentato la tassazione indiretta mediamente di 2 miliardi di euro ogni anno. Nella manovra appena approvata il prelievo fiscale sui carburanti previsto per l’emergenza degli sbarchi dal nord Africa che doveva terminare nel dicembre del 2011 è stato stabilizzato fino al 2015. Una mini stangata da oltre 8 miliardi di euro che colpisce tutti indistintamente penalizzando imprese e cittadini più deboli.

 Suona il clacson soprattutto per far sentire alta la voce di tutto
il popolo della strada che ogni giorno per muoversi, per andare al lavoro, per trasportare le merci e i beni di consumo deve misurarsi con la vera emergenza, quella di una mobilità allo stremo su cui non si investe ma da cui si continua a prelevare soldi alla stregua di un bancomat.

Manifestazione nazionale promossa dalla CNA-Fita a cui hanno aderito Federconsumatori, Adiconsum, Fit-Cisl, Filt-Cgil, Uil Trasporti, Faib-Confesercenti, Fegica-Cisl, Transfrigoroute Italia Assotir, Anitrav, Cna Servizi alla Comunità-Autoriparazione, LegaCoop Servizi e il 'Corriere dei Trasporti'.

CNA FITA: Dopo le accise anche i divieti di circolazione
 
In un paese come l'Italia dove il costo del carburante é tra i più cari d'Europa e dove la velocità commerciale delle merci è la più bassa, a ridosso di una delle manovre più penalizzanti per il mondo dei trasporti come risposta si continua ad aumentare il prelievo fiscale sul carburante e ad aggiungere nuovi giorni di divieto alla circolazione dei mezzi pesanti.
Di questo passo la produttività delle nostre imprese di trasporto che garantiscono la distribuzione di oltre l'80% delle merci italiane è seriamente compromesso. Non è aumentando i costi e i divieti che si garantirà sviluppo e sicurezza.
La CNA-Fita contesta duramente il provvedimento con cui il Ministero dei Trasporti, in ottemperanza ad una sentenza del TAR del Lazio, ha aumentato a 5 i giorni in cui i mezzi pesanti non potranno circolare sulle strade e sulle autostrade. "Un provvedimento assurdo – ha commentato la Presidente Nazionale Cinzia Franchini – che per giunta non risolverà i problemi di congestione della rete viaria. Se si vuole risolvere il problema del traffico si completino le infrastrutture". Il trasporto su gomma è già limitato dalla regolamentazione sui tempi di guida, in questo modo non si fa che penalizzare la cinghia di distribuzione del nostro sistema produttivo. "Se si vuole realmente incidere sul congestionamento stradale si torni a parlare di dimezzamento dei pedaggi autostradali nelle ore notturne per 365 giorni l'anno permettendo di recuperare efficienza e competitività". La Presidente della CNA-Fita non ha dubbi "Il tempo è denaro, se si decide di limitare la circolazione dell'autotrasporto non gli si può chiedere anche di pagare il conto aumentandogli i costi. Come se non bastasse un motivo in più per manifestare il nostro dissenso il 25 luglio. Ma poi siamo proprio certi che ai consumatori del Codacons, alla fine, qualcuno presenti il conto anche a loro?".