C’è la crisi ma i marchigiani continuano a spendere. Soprattutto per l’abitazione e per i trasporti, ma a crescere più dell’inflazione sono anche le spese per il tempo libero.

Dovendo sacrificare qualcosa, preferiamo risparmiare qualche euro sulle spese per l’istruzione, l’unica voce di spesa che nel 2011 è risultata inferiore a quella del 2010, passando da 33 a 31 euro al mese.

Complessivamente la spesa media mensile delle famiglie marchigiane lo scorso anno è stata di 2.615 euro, 93 in più rispetto ai 2.522 euro dell’anno precedente. Per mangiare se ne sono andati ogni mese 486 euro, mentre le spese non alimentari sono state di 2.129 euro.

Quella delle famiglie marchigiane resta comunque la capacità di spesa più bassa di tutto il Centro Nord. Soltanto le famiglie del Sud, dal Lazio in giù, spendono meno di noi. Gli estremi sono la Lombardia, dove ogni nucleo familiare spende in media 3.033 euro al mese e la Sicilia dove se la cavano con 1.6.37 euro di spesa mensile. La media italiana è di 2.488 euro.

“Considerato che l’inflazione – commentano le associazioni artigiane – è stata lo scorso anno del 2,8 per cento e che l’incremento di spesa familiare è stato del 3,7 per cento, ci troviamo in una situazione di resistenza alla crisi. Ma occorre tener conto del fato che su 93 euro di maggiori spese mensili, ben 36 se ne sono andate per la benzina ed i trasporti in genere, 14 per la casa e altrettanti per gli alimentari. Tempo libero, salute, arredamenti ed altre spese sono le voci in crescita, mentre spendiamo la stessa cifra dell’anno precedente per abbigliamento, tabacchi, energia e comunicazioni, ma considerato l’aumento dei prezzi, significa un taglio dei consumi”.

Guardando alle altre regioni, ad incrementare la spesa più delle famiglie marchigiane, sono state soltanto quelle di Calabria (+6,5), Trentino (+5,5), Liguria (+4,9), Lombardia (4,7) e Toscana (4,5). A subire di più gli effetti della crisi sono le famiglie dell’Umbria (-8,0), Molise (-5, 4), Emilia Romagna (-4,0) e Friuli (-3,0).

“Se i dati marchigiani sono meno disastrosi rispetto a quelli di tante regioni dove la spesa delle famiglie cresce meno dell’inflazione o addirittura diminuisce – affermano Cna e Confartigianato Marche – dobbiamo ringraziare quel tessuto sociale ed economico fatto di piccole e medie imprese che ancora resiste e continua a produrre reddito ed occupazione. Ma se non riparte lo sviluppo, il calo dei consumi rischia di diventare molto pesante anche per le Marche. Per questo servono politiche regionali capaci di mettere in campo tutte le risorse disponibili per sostenere il nostro tessuto produttivo”.

Ma dove vengono spesi i nostri soldi? Oltre due terzi degli acquisti di generi alimentari vengono fatti nei supermercati. Ma la metà delle famiglie preferisce acquistare il pane dai fornai e piccoli negozi e circa il 15 per cento va al mercato per rifornirsi di pesce, frutta e verdura. Inoltre due terzi delle famiglie, secondo l’Istat, ha dichiarato di aver diminuito la quantità ma non la qualità dei prodotti acquistati. Insomma, magari mangiamo meno ma vogliamo mangiare bene.