Novità in arrivo sul fronte del contrasto alla povertà: la nuova social card, per la cui sperimentazione il Governo ha stanziato la cifra complessiva di 50 milioni di euro, sarà molto diversa dalla carta acquisti attualmente disponibile, che comunque continuerà ad esistere.
La nuova social card sarà articolata in base al numero dei componenti della famiglia e più «consistente» dal punto di vista economico.
«Innanzitutto – ha spiegato all’ANSA il sottosegretario al Welfare Maria Cecilia Guerra – la nuova card non sarà individuale, come quella attuale, ma familiare.
La ‘vecchia’ carta acquisti è categoriale, riguarda cioè solo persone con meno di tre anni o più di 65 anni; la nuova riguarderà l’intera famiglia e sarà articolata in base alla numerosità del nucleo».
La vecchia è un semplice trasferimento monetario, con un importo limitato a 40 euro al mese: «vorremmo invece – precisa Guerra – uno strumento che sia davvero di contrasto alla povertà, con un importo più grande, sensibilmente più grande».
Top secret l’entità: «stiamo facendo ancora i conti» spiega.
«I soldi complessivamente stanziati sono pochi – aggiunge – ci concentreremo sulle famiglie povere che hanno minori e in cui gli adulti siano disoccupati o con grave disagio lavorativo».
La sperimentazione, che partirà non appena sarà approvato il relativo decreto («non meno di un mese e mezzo» puntualizza il sottosegretario«), riguarderà le dodici città con più di 250 mila abitanti.
Proprio ieri Guerra ha incontrato i sindaci coinvolti, che «entro dieci giorni devono dare il loro contributo su alcuni aspetti specifici». «Abbiamo discusso con loro degli aspetti della sperimentazione, perchè è importante che gli obiettivi siano condivisi» ha aggiunto.
I Comuni, infatti, hanno un ruolo decisivo, perchè contribuiranno alla gestione dei fondi e perchè questo nuovo strumento dovrà inserirsi nel quadro complessivo degli altri interventi territoriali.
«Sarà uno strumento che viene assegnato ai Comuni – afferma il sottosegretario – perchè si fonda su una presa in carico: il Comune dovrà avere un piano personalizzato per la famiglia bisognosa, che preveda anche una serie di servizi. Dovrà insomma prendere in carico la famiglia in toto».
Ma anche ai destinatari verrà chiesto di darsi da fare: «ci deve essere una partecipazione attiva. Gli verrà chiesto ad esempio di adempiere all’obbligo scolastico, alle visite pediatriche, di partecipare ai programmi di attivazione al lavoro che gli vengono offerti».
«Quella che stiamo per avviare è una sperimentazione; ci sono impegni precisi sulla raccolta dati, per poter capire e valutare, così che i governi che verranno avranno gli elementi per capire come procedere«, conclude Guerra.