La normativa riguardante la gestione dei gas fluorurati ad effetto serra (Fgas) prevede che entro il 31 maggio di ogni anno gli Operatori delle apparecchiature fisse di refrigerazione, condizionamento d'aria, pompe di calore e dei sistemi fissi di protezione antincendio, contenenti 3 o più chilogrammi di Fgas comunichino al Ministero dell'Ambiente, tramite ISPRA, la quantità di emissioni in atmosfera dell'anno precedente.
La dichiarazione è da inviare telematicamente, previa registrazione, al portale internet attivo da mercoledì 22 maggio: www.sinanet.isprambiente.it/it/fgas.
La CNA Provinciale di Fermo ricorda che l'operatore tenuto alla dichiarazione è il proprietario dell'apparecchiatura o dell'impianto, a meno che egli non abbia delegato ad una terza persona l'effettivo controllo sul funzionamento tecnico dello stesso, con un contratto scritto. In questo caso diventa "operatore" il soggetto delegato, obbligato a presentare la dichiarazione. Non ricade in questa casistica chi è stato incaricato soltanto della manutenzione e/o dell'assistenza.
La platea di soggetti tenuti a questo obbligo è sicuramente più vasta e non coincidente con quella degli installatori iscritti al registro degli Fgas (es. titolare d’azienda che abbia installato nel proprio laboratorio un impianto di climatizzazione contenente Fgas in quantità superiore ai 3 kg o un privato nella propria abitazione), a meno che questi non siano stati delegati dai primi a svolgere il ruolo di "operatore" come sopra precisato.
Il termine di presentazione è stato fissato al 31 maggio 2013. Tuttavia, dato che il decreto che ha definito il modello di dichiarazione è stato pubblicato solamente il 14 maggio scorso e il portale Sinanet per l'invio telematico è stato attivato soltanto il 22 maggio, l'obbligo non potrà essere realisticamente ottemperato nei termini previsti, vista anche la necessità di informare tutte le imprese interessate.
Per questo motivo CNA, congiuntamente alle altre Associazioni di Rete Imprese Italia, ha presentato al Ministero dell'Ambiente una richiesta urgente di proroga dei termini, senza la quale le imprese dovranno operare in un regime di irregolarità, con il rischio di sanzioni amministrative che vanno da 1.000 a 10.000 euro.