Il risultato è importante, segno che il lavoro congiunto del  Tavolo Provinciale per la Competitività e lo Sviluppo funziona. Il prossimo passo è declinare il decreto a misura delle imprese del distretto, quelle di piccole e medie dimensioni. Per loro riqualificazione non può significare investimenti in co finanziamento per un milione e mezzo di euro, è impensabile. Bandi di questa portata potrebbero generare le conseguenze già viste nel Piceno, con progetti che si contano sulle dita di una mano. Il distretto ha le carte in regola per ripartire, basti pensare che la domanda globale di calzature è aumentata, quindi mai più di adesso bisogna rendere le imprese competitive, affinché intercettino una fetta di questa domanda”.

Paolo Silenzi, Presidente Territoriale della CNA di Fermo, commenta la firma del Ministro Di Maio sul decreto che riconosce il distretto “pelli e calzature” fermano-maceratese come area di crisi industriale complessa, e aggiunge: “CNA e tutti i soggetti che compongono il Tavolo Provinciale, come detto dalla Presidente Canigola, già in fase pre firma hanno sollecitato gli esponenti del Governo ad agire, perché è chiaro che la legge 181 non è tarata sul nostro distretto. Intanto, lavoreremo nello specifico per elaborare, con il supporto di figure tecniche, richieste ad hoc da inviare a Roma, oltre a sensibilizzare le aziende nei confronti della grande opportunità data al territorio”.

Dello stesso avviso il Direttore Generale CNA Alessandro Migliore: “Si tratta dell’inizio, lungamente atteso, ma solo l’inizio, formale, di un lavoro duro che dura da tanto. Sarà il momento di esultare quando verrà definito un accordo di programma a misura delle imprese del territorio. Fondamentale è che possano partecipare alla partita dello sviluppo tecnologico, dell’internazionalizzazione, che possano contare su una formazione adeguata e direttamente collegata al mondo del lavoro, garantendo il più possibile occupazione”.

Una partita alla quale le imprese vogliono e devono partecipare anche se, spiega Migliorela situazione è tutt’altro che rosea. Alla fine di novembre 2018 le imprese attive della provincia erano 18.442, diminuite di 366 unità, pari ad un -1,9%, rispetto al dato di fine 2017, numero decisamente superiore a quella registrata nello stesso periodo dal complesso della regione, pari al -0,9%”.

A perdere pezzi sono ancora l’agricoltura-silvicoltura-pesca (-108), la manifattura (-102), le costruzioni (-52), il commercio (-85). Perdono imprese anche i trasporti (-10 unità) e i servizi del turismo e della ristorazione (-28). Tra i settori che registrano una crescita delle imprese attive nei primi 11 mesi del 2018 ci sono i servizi avanzati (attività finanziarie e assicurative, attività immobiliari, attività professionali, scientifiche e tecniche, noleggio, agenzie di viaggi: +14 imprese), e quelli tradizionali a persone e famiglie (+13 imprese).

Da gennaio a novembre – conclude Migliore – l’export provinciale cala del 6,5% rispetto allo stesso periodo del 2017, molto più di quanto accada al complesso regionale, che segna -2%. E’ per questo che segnaliamo ancora una volta l’esigenza immediata di abbassare il costo del lavoro e fornire strumenti eccezionali per le imprese e i lavoratori”.