Nella giornata di oggi Matteo Renzi ha fatto tappa nel Fermano, visitando in particolare la Romit di Enrico Ciccola per un confronto con i principali attori economici del territorio e i promotori del progetto Made in, tra cui anche la nostra associazione.

Il Presidente Paolo Silenzi, il portavoce regionale e territoriale Federmoda Calzature Gianluca Mecozzi e il Direttore Generale Alessandro Migliore hanno incontrato Renzi e consegnato un documento relativo alla crisi del distretto calzaturiero fermano – maceratese, che riportiamo in maniera integrale.

Tra il 2009 e il 2016 in Italia si è registrata una riduzione del numero di imprese artigiane del 9,2%, un dato che in termini assoluti equivale a 153.835 unità in meno. In particolare nella manifattura, le imprese artigiane hanno registrato perdite più profonde in quanto penalizzate anche dal disgregamento delle filiere. Nelle Marche le imprese artigiane erano 51.949 nel 2009, mentre nel 2016 risultano essere 46.283, quindi 5.666 in meno (-10,9%); le imprese manifatturiere marchigiane del settore fabbricazione articoli in pelle e simili, erano 3.406 nel 2009 e 2.737 nel 2016, per una perdita pari a 669 aziende (-19,6%). A livello territoriale, il settore rileva per la provincia di Macerata un calo di 225 imprese (erano 1.105 nel 2009 e 880 nel 2016), mentre per il Fermano si sono perse 381 imprese. Dall’inizio della crisi economica al 2016 il territorio fermano ha perso in totale 904 imprese artigiane. [fonte Movimprese].

Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio sulle imprese con meno di 20 addetti “Trend Marche”, il fatturato per conto terzi si è fortemente incrementato nel 2006, in concomitanza con il processo di crescita del fatturato; nel periodo della crisi, ha rappresentato una componente particolarmente solida del fatturato complessivo, di fatto salvaguardandone il livello e ammortizzando i colpi della crisi, che ha avuto un ruolo ben più severo sulla produzione in conto/proprio, che ha perso decisamente di livello nel periodo osservato tranne che nel 2008 e negli anni 2010 e 2011.

La riorganizzazione del comparto in direzione del conto proprio non ha consentito alle micro e piccole imprese di avvalersi della domanda estera: la quota di fatturato estero ha raggiunto un picco nel corso del 2013 (pari al 17% del fatturato complessivo) ma poi è nuovamente crollata fino al 3% del 2015.  Il giro d’affari perduto dalle imprese con meno di 20 addetti del settore è pari a un terzo di quello del periodo ante-crisi (il 2008), e risulta assai maggiore del ridimensionamento registrato nello stesso periodo dal fatturato manifatturiero. L’inversione di tendenza arriva troppo tardi per far pensare ad una possibile ripresa della capacità produttiva.

Lo scenario rappresentato dai numeri lascia poco spazio alle interpretazioni: la sopravvivenza del distretto calzaturiero fermano – maceratese è a rischio. La CNA Territoriale di Fermo chiede al Governo di adottare politiche adeguate alle caratteristiche del comparto produttivo, affinché si possa invertire la tendenza e creare le condizioni per una seria e concreta ripresa. Da tempo la CNA, con i suoi associati del distretto, chiede che il territorio fermano venga inserito nelle cosiddette “aree di crisi”: dalla sopravvivenza del distretto e del comparto calzaturiero, infatti, dipende la tenuta del tessuto economico e sociale del territorio stesso.

Ad oggi il nostro settore calzaturiero non risulta essere competitivo, né sul mercato interno né su quello europeo, condizione causata non certo dalla qualità del prodotto. La riduzione del cuneo fiscale e del costo del lavoro sono leve fondamentali sulle quali agire subito e in maniera precisa, soprattutto se si pensa che lo stipendio medio degli operai del distretto è tra i più bassi d’Europa e che in una situazione come quella attuale, operazioni come la defiscalizzazione dei campionari risultano del tutto inefficaci, dato che le imprese non hanno adeguate marginalità da investire.

Come si può lavorare quotidianamente per portare in alto il made in Italy e valorizzarlo se proprio nel semestre di presidenza italiana del Consiglio Europeo ci si è fatti sfuggire l’occasione di porre la questione sul tavolo e discuterne? Come è possibile sfidare ogni giorno competitor che giocano la partita del made in con regole diverse dalle nostre, facendo perdere la percezione del valore del nostro prodotto?

La battaglia sul made in è cruciale per il settore e per il distretto e la CNA, insieme alle altre associazioni di categoria e ai soggetti economici del territorio, da tempo chiede che sia affrontata con serietà e messa nell’agenda della politica italiana. La situazione del distretto calzaturiero fermano è gravissima e potrebbe presto arrivare ad un punto di non ritorno se non si attuano in fretta misure adeguate al comparto e non si mettono tutti gli attori della filiera in condizioni di poter investire e far ripartire l’economia territoriale.

La definizione di area di crisi, in virtù degli aspetti brevemente descritti, è necessaria affinché il distretto riceva l’attenzione che una condizione così drammatica merita.