La ripresa non può che passare per le imprese. E quando si parla di imprese in Italia, per la struttura del sistema produttivo nazionale, si parla soprattutto di artigiani, piccole e medie imprese. Nessuno può dimenticarlo.  Mentre sembra che nel Def appena presentato dal governo questo imperativo categorico sia spesso dimenticato. In particolare, sul fronte fiscale emerge addirittura un maggiore prelievo rispetto ai partner europei concorrenti. Va estesa la flat tax a tutti i soggetti Irpef e bisogna mettere mano a una riforma organica della tassazione del reddito d’impresa soggetto all’Irpef.

E’ necessario rilanciare la politica infrastrutturale per far guadagnare competitività alle imprese. Una politica infrastrutturale che non si limiti alle grandi opere, però, ma sia estesa alle infrastrutture medio-piccole, in grado di riqualificare il territorio e distribuire i benefici sull’intero sistema Paese.

In materia di credito, vanno messi in campo strumenti per allentare la persistente stretta creditizia. Prima di tutto, non si snaturi il Fondo centrale di garanzia, istituito proprio per facilitare l’accesso ai finanziamenti di micro e piccole imprese.

Non convincono, inoltre, provvedimenti come il Reddito di cittadinanza e Quota 100, che hanno uno spiccato sapore assistenzialista. E va archiviato il cosiddetto salario minimo che rischia di indebolire il successo consolidato  dei rapporti fra le parti sociali. Piuttosto, è indispensabile ridurre il costo del lavoro e il cuneo fiscale, in Italia tra i più alti del mondo sviluppato, che frena consumi e investimenti.

Non si può rimandare una riforma della bolletta energetica, sempre più pesante per le piccole imprese, sulle quali grava la maggior parte degli oneri di sistema.

Vanno disattivate, infine,  le cosiddette clausole di salvaguardia per evitare l’aumento dell’Iva e il conseguente effetto choc sui consumi interni, che hanno bisogno, invece, di essere rilanciati al più presto, in considerazione delle crescenti difficoltà che le imprese esportatrici incontrano sui mercati internazionali in preda a guerre commerciali come non se ne vedevano da lungo tempo.