Gli artigiani e i piccoli imprenditori delle Marche pagano più tasse e sono più poveri. E’ quanto emerge dall’ “Osservatorio permanente sulla tassazione di artigiani e piccole imprese in 112 Comuni d’Italia”: realizzato dal Centro Studi della Cna nazionale, raccoglie tutti i dati fiscali del 2011, del 2012 e del 2013, comparati con le previsioni di quello che succederà nel 2014.

Secondo i dati diffusi la pressione fiscale complessiva media in Italia nel 2014 è pari al 63,1% (nel 2011 era del 59,1%): gli artigiani più tartassati saranno quelli di Roma (74,4%), mentre nelle Marche la pressione fiscale più elevata graverà sulle spalle dei pesaresi con il 67%. Agli impreditori artigiani del Fermano (al 51° posto nella classifica nazionale) il fisco peserà per il 63,1%, con un aumento di 4.5 punti percentuali rispetto ai dati del 2011 (58,6%).

Il Centro Studi della CNA Nazionale, attraverso l’osservatorio istituito, è inoltre in grado di capire fin dove arriva, in dodici mesi, la mano del fisco sulle piccole imprese. Secondo le elaborazioni dell’Osservatorio, infatti, è il 19 agosto il giorno in cui gli artigiani fermani iniziano a lavorare per se stessi e non più per lo Stato. Nel 2011 la data da segnare sul calendario era il 3 agosto: ecco allora che la liberazione dalle tasse, quest’anno, arriva con ben 16 giorni di ritardo. Ad Ancona e Urbino l’appuntamento è fissato per il 22 agosto, mentre sale al 25 agosto per gli artigiani maceratesi.

E dunque, a questo punto, cosa resta nelle tasche degli artigiani dopo aver pagato tutte le tasse? Sempre meno, secondo lo studio della Cna. Ipotizzando di considerare come modello un’impresa manifatturiera individuale, con un laboratorio di 350 mq, un negozio di 175 mq, 5 dipendenti, un fatturato di 430mila euro/anno e un reddito d’impresa di 50mila euro/anno, il calcolo è presto fatto: se nelle Marche i più “ricchi” nel 2014 saranno gli ascolani con un reddito medio di 19.176 euro (-1.726 rispetto al 2011), gli artigiani del Fermano perdono ben 2.259 euro potendo contare nel 2014 su 18.442 euro, per una variazione pari al -10,9% di reddito disponibile rispetto al 2011. A stare peggio di tutti sono nuovamente i pesaresi, con appena 16.517 euro e una perdita netta di 4.245 euro sul reddito di tre anni fa.

La pressione fiscale al 63,1% nel 2014 – commenta il Presidente provinciale CNA Paolo Silenziè il drammatico risultato del lavoro di un mostro fiscale a tre teste, nazionale, regionale e comunale, che opera incessantemente su artigiani e Pmi. I dati diffusi dall’Osservatorio sono impietosi, ma purtroppo non ci sorprendono, perché dipingono con precisione la drammatica situazione che la piccola e media impresa artigiana del Fermano, e non solo, è costretta ad affrontare quotidianamente. Occorre ridurre immediatamente la pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro – dice Silenzi – oltre ad attivare un sistema di tassazione che premi l’efficienza e la fedeltà fiscale degli imprenditori”.

Aggiunge il direttore provinciale Alessandro Migliore: “L’incremento delle imposte nazionali, regionali e comunali è ormai così pesante che la tassazione attuale arriva a coprire quasi il 70% del reddito prodotto dalle imprese. Siamo ad un passo dalla rivolta fiscale perché si tratta di percentuali insostenibili per le nostre aziende”.

Ecco le 8 proposte della CNA:

  1. ridurre progressivamente la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo;

  2. Rivedere la tassazione delle imprese personali e degli autonomi, riducendo l’aliquota Irpef all’aumentare del reddito dichiarato (chi più dichiara, meno paga);

  3. Aumentare la franchigia dall’imposizione Irap a 25mila euro;

  4. Rivedere i criteri per l’attribuzione dei valori catastali degli immobili per allinearli periodicamente ai valori di mercato, a invarianza di gettito;

  5. Ridurre il peso dell’IMU sugli immobili strumentali d’impresa quando vengono utilizzati per l’attività produttiva;

  6. Rendere pienamente deducibile l’Imu dal reddito d’impresa e dall’Irap;

  7. Rendere obbligatoria per i comuni la previsione di tariffe Tari (la nuova imposta sui rifiuti) commisurate alle quantità e qualità dei rifiuti effettivamente prodotti e conferiti in discarica;

  8. Semplificare e ridurre gli adempimenti, sia a livello centrale sia a livello locale, che determinano costi indiretti sulle imprese, minore produttività e minore competitività.