Comparto in seria difficoltà, aziende che chiudono i battenti, area di crisi certificata, attesa per i bandi con cui accedere alle risorse stanziate, coronavirus: i calzaturieri partono per la fiera lasciandosi alle spalle un distretto sofferente. La speranza di chi riconferma la presenza tra i padiglioni è che la trasferta milanese possa premiare il lavoro fatto, le intuizioni, le scelte e i rapporti imbastiti durante tutto l’anno.

Alla vigilia del Micam le incognite sono molte, il Presidente CNA Fermo Paolo Silenzi, imprenditore calzaturiero impegnato in fiera, definisce alcuni punti fermi: “Il concetto di rete e l’agire in sinergia devono rappresentare una modalità di lavoro chiara per tutti gli attori del distretto. La filiera, con la sua capacità di progettare, realizzare e commercializzare un prodotto di qualità, è nota di vanto per il distretto e deve essere sostenuta. Questo sarà senza dubbio uno degli aspetti da sottoporre alla sottosegretaria Morani, nell’incontro programmato dalla Camera di Commercio Marche proprio in fiera il 18 febbraio”.

Silenzi è convinto che tra gli stand milanesi sarà un tema a farla da padrone: “L’imprenditore calzaturiero si è indebolito, le imprese hanno perso competitività, non riuscendo più ad essere presente sui mercati consolidati tantomeno ad affacciarsi su nuovi scenari. La strada dell’ecosostenibilità è senza dubbio una tra le migliori da percorrere: vuole dire tracciabilità e si traduce in acquisti consapevoli da parte di consumatori che premiano scelte meno impattanti per l’ambiente”.

E, in vista dell’incontro con Morani, il Direttore Generale Alessandro Migliore, responsabile CNA Federmoda per Fermo e Macerata, ricorda le priorità: “A fronte di uno scenario mondiale segnato dall’instabilità, chiedere di intervenire sul costo del lavoro continua ad essere un’azione improrogabile, che va oltre l’urgenza legata al coronavirus. E’ un fronte sul quale CNA è presente e impegnata da tempo, ma le misure messe in campo finora non sono sufficienti, se è vero che le imprese sono impegnate a salvarsi e non possono lavorare su prospettive di innovazione. L’area di crisi è un riconoscimento importante, e arrivato anche in ritardo, a proposito del quale affermiamo che le risorse ministeriali messe in campo, pari a quelle reperite dalla Regione, sono piuttosto esigue”.