Entro la fine dell’anno le imprese marchigiane manderanno a casa 26.600 lavoratori mentre le nuove assunzioni saranno 19.950. Scompariranno quindi 6.670 posti di lavoro. Si tratta di dati forniti da Unioncamere e Ministero del Lavoro sulla base dell’indagine Excelsior sulle previsioni occupazionali delle imprese marchigiane, ed elaborati dal Centro Studi Sistema per la Cna Marche.

La provincia dove nei prossimi mesi si perderanno più posti di lavoro sarà Ancona (-2.180) seguita da Pesaro Urbino (-1.880) e Macerata (-1.280). Situazione migliore ad Ascoli Piceno (-830) e a Fermo (-500). I lavoratori maggiormente a rischio disoccupazione saranno quelli occupati nel commercio, nel turismo, alloggio e ristorazione, nei trasporti, nei servizi. Tra le imprese manifatturiere, quelle che avranno il maggior calo di personale saranno quelle del sistema moda, meccanica, mobile e alimentari.

Un allarme rispetto al quale il Presidente della CNA Provinciale di Fermo, Paolo Silenzi, traccia la tabella di marcia:Abbiamo 6 mesi di tempo per rendere meno pesante questa previsione e favorire le assunzioni di nuovo personale nelle aziende della regione. Come? Intervenendo sulle difficoltà burocratiche, sull’accesso al credito, sulla conoscenza dei mercati in modo da rendere meno complicato avviare un’impresa per i tanti giovani desiderosi di mettersi in proprio”.

Secondo stime del sistema camerale, sono più di 5 mila i giovani marchigiani tra i 18 ed i 35 anni potenziali imprenditori e riuscirebbero ad assorbire quasi il doppio di lavoratori, fornendo un contributo decisivo al mercato del lavoro marchigiano: “Regione, Camere di commercio e associazioni di categoria – aggiunge il Direttore provinciale Alessandro Miglioredebbono unire i loro sforzi per facilitare la nascita di nuove imprese, fornendo agli aspiranti imprenditori assistenza, supporto e finanziamenti dedicati”.

Di fronte ad una disoccupazione giovanile che ha raggiunto quest’anno il 36,1 per cento rispetto al 23,8 per cento del 2001 – conclude il Presidente regionale CNA Gino Sabatininon si deve e non si può restare a guardare. Si tratta di una disoccupazione non solo manuale ma anche intellettuale, visto che negli ultimi due anni il tasso di disoccupazione dei giovani laureati è salito dal 5,4 all’8 per cento e quello dei diplomati dal 7 al 10,1 per cento. Dobbiamo favorire l’inserimento di giovani occupati nelle nostre aziende, in particolare diplomati e laureati, che portano competenze, innovazione, ricerca, capacità di guardare ai mercati internazionali.