Paolo Silenzi è il nuovo presidente di Cna Marche. Lo hanno eletto gli 81 delegati dell’assemblea, in rappresentanza degli oltre 17 mila artigiani e piccoli imprenditori e dei 16 mila pensionati del lavoro autonomo, associati. Silenzi subentra a Gino Sabatini, che ha guidato al Cna Marche per gli ultimi otto anni otto anni. Sabatini continuerà a rappresentare gli interessi delle imprese nelle Marche come presidente della Camera di Commercio Unica e a Roma come vicepresidente della Cna nazionale e di Unioncamere.

La Presidenza di Cna Marche, che affiancherà Paolo Silenzi sarà composta da Michele Matteucci, Maurizio Paradisi, Maurizio Tritarelli, Emiliano Tomassini e Arianna Trillini.

Paolo Silenzi, 46 anni, fermano, è titolare dell’azienda di famiglia “Linea Italia Calzature”. Fortemente attivo sui mercati internazionali, esporta il 95 per cento delle sue produzioni, grazie alla partecipazione a eventi e fiere, soprattutto in Europa e in Oriente. In Cna dal 2009, Silenzi è stato presidente di Cna Federmoda di Fermo dal 2012 e dal 2013 ha assunto la guida della Cna territoriale di Fermo, fino a tre mesi fa.

All’Assemblea hanno partecipato il ministro per i Rapporti con le Regioni Maria Stella Gelmini (dal suo ufficio al Ministero per sopraggiunti e inderogabili impegni istituzionali), il segretario nazionale Cna Sergio Silvestrini, il presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli, il presidente dell’Istao Pietro Marcolini e il direttore per le Marche e l’Emilia Romagna di Intesa Sanpaolo, Cristina Balbo, il giornalista economico del quotidiano “La Repubblica”, Eugenio Occorsio.  L’assemblea è stata aperta dai saluti del Sindaco di Ancona Valeria Mancinelli e del prefetto Darco Pellos, a cui è seguita la relazione del presidente Cna Marche Gino Sabatini. L’evento è stato presentato da Luigi Brecciaroli.

La Cna Marche ha messo al centro del confronto la costruzione di un nuovo modello di sviluppo per la “Terza Italia”, capace di coinvolgere, oltre alle Marche, anche Toscana, Lazio. Umbria e Abruzzo. La Cna chiede alle istituzioni delle cinque Regioni tra il Tirreno e l’Adriatico, di utilizzare i fondi del PNRR per elaborare progetti comuni, puntando sulle piccole e medie imprese, ragionando come una Macroregione, superando particolarismi e localismi. Marche, Lazio, Toscana, Umbria e Abruzzo, rappresentano un’area che vale 418 miliardi di Pil, pari al 23,4 per cento del pil italiano. Le imprese sono 1 milione e 477 mila con 5,4 milioni di occupati. Infine l’export. Da queste regioni parte il 20,4 per cento delle esportazioni italiane.

“Sono regioni” ha affermato Sabatini “dove si è riusciti a conciliare competitività e coesione sociale, grazie alla forza di distretti e filiere. Ma adesso occorre andare oltre. Bisogna unirsi per potenziare le reti infrastrutturali, creare un ecosistema competitivo, evitare la fuga dei talenti e il calo demografico. Vanno costruiti progetti comuni tra le Regioni della Terza Italia per sostenere e far evolvere la competitività di piccole e medie imprese, puntare alla collaborazione fra università e sistemi produttivi, qualificare il lavoro e la formazione imprenditoriale, incentivare il trasferimento tecnologico e la nascita di start up per attrarre investimenti e capitale umano Infine servono progetti per valorizzare il patrimonio paesaggistico, culturale ed enogastronomico del Centro Italia, che non ha eguali al mondo, ma che è decisamente sottovalutato rispetto ai flussi turistici”

 

Maria Stella Gelmini ministro Rapporti con le Regioni

 “Per troppi anni il dibattito politico ha ruotato intorno al divario Nord Sud, offuscando le criticità e le ricette per rilanciare il Centro Italia, le sue aree interne, le periferie delle città. Oggi abbiamo la possibilità, attraverso i fondi del PNRR e le risorse dello Stato, di intervenire, soprattutto sulle infrastrutture, che rappresentano una priorità per la competitività delle Marche e delle altre regioni dell’Italia centrale. Un altro aspetto su cui intervenire e quello della formazione. In collaborazioni con le Regioni e con le associazioni di categoria, vanno costruite le competenze che servono alle imprese. Infine, come Governo, abbiamo il compito di fare le riforme, per rendere stabile la crescita del Pil del 5 e 6 per cento non solo nel 2021-2022 ma anche negli anni successivi”

Francesco Acquaroli presidente Regione Marche

“Serve una visione che va oltre il campanile, per progetti strategici volti a valorizzare le opportunità straordinarie del PNRR. La formazione è strategica se si pensa quanto è importante il manifatturiero e come esso viva una stagione intensa di cambiamenti. E contano anche le aree interne della regione, che vanno rilanciate per poter dare il loro contributo alla crescita e alla capacità di produrre nuova ricchezza e benessere diffuso. Il modello del borgo costituisce secondo noi un modello sociale e economico, una visione nuova che integra digitalizzazione e rivitalizzazione di piccoli centri delle aree interne!”

Pietro Marcolini presidente Istao

“Il declino delle Marche sotto il profilo degli indicatori macro e del suo posizionamento rispetto alle regioni del centro e del Nord mostra che la regione ha bisogno si nuove strategie di crescita. Nel 2001 le Marche vantavano una capacità di produrre ricchezza superiore alla media nazionale; ora sono largamente al di sotto. Le nuove coalizioni istituzionali che si delineano, prendono le mosse anche da tali necessità. Ma perché le Marche diventino “centrali” occorre che esse sappiano interagire con le regioni confinanti del Centro ma anche che sappiano mantenere uno sguardo a nord, con l’Emilia Romagna e la Lombardia. E sappiano guardare a Est, ai Balcani, oltre che a Sud.”

Cristina Balbo direttore regionale Emilia Romagna Marche INTESA SANPAOLO

“C’è un tema che va tenuto ben presente: con un così gran numero di micro e piccole imprese dobbiamo affrontare l’opportunità di inserirle in filiere ricche e vitali razionalizzandone la struttura e potenziandone il ruolo, come già avviene in altre regioni del Nord .”

 Sergio Silvestrini Segretario nazionale Cna

“Le nostre imprese sono piccole ma spesso conferiscono alla catena del valore di mille filiere un gran contributo in termini di qualità, creatività, accuratezza. Le Marche hanno tanto da dare al nostro Paese e non devono imitare nessuno, casomai prendere a esempio i casi virtuosi delle altre regioni avanzate. Intanto deve crescere e rafforzare la sua credibilità, già elevata, e poi sapersi avvantaggiare della sfida che abbiamo di fronte, quella del cambiamento tecnologico, dell’evoluzione sociale, delle risorse per la ripresa“