L’aumento del costo del gasolio insieme all’eliminazione dei rimborsi dell’accise saranno il colpo di grazia di un settore da anni in difficoltà. A raccontarlo sono i numeri: agli imprenditori non piace lamentarsi o piangersi addosso, né troviamo soddisfazione in un elenco di segni ‘meno’ e dati in rosso, lo dimostriamo ogni mattina quando partiamo per una nuova giornata di lavoro nonostante difficoltà e incertezze. Come comparto, diamo lavoro a centinaia di addetti in provincia, migliaia in tutta la  regione, ma nessuno si accorge che non abbiamo bisogno di nuovi problemi o ‘colpi di grazia’”. E’ di Emiliano Tomassini, portavoce territoriale degli autotrasportatori CNA Fita di Fermo, la voce che si leva di fronte ad una nuova, ulteriore minaccia che potrebbe incombere sul trasporto merci.

Nel Fermano, al 31 agosto 2009, il settore trasporti e magazzinaggio contava 420 imprese attive: in 10 anni 108 di queste hanno chiuso i battenti, visto che alla stessa data del 2019 ne erano operative 312. Nello stesso decennio il totale delle imprese attive in provincia di Fermo è passato da 20.583 a 18.215, registrando la chiusura di 2368 aziende, ovvero più dell’11,5% delle imprese che era in esercizio 10 anni prima: per il settore trasporti e magazzinaggio si traduce in un -25,7%, con drammatiche le conseguenze sulla categoria dell’autotrasporto locale, con dati che superano di oltre 5 punti percentuali il dato regionale e di ben 14 quello nazionale.

Ferma la posizione del portavoce Tomassini: “Fa bene CNA Fita con il nostro Presidente Nazionale Patrizio Ricci a segnalare la bomba che si innescherebbe all’interno dei nostri bilanci. A qualcuno è comodo far credere che sia un privilegio il rimborso delle accise – rimarca – sappia, e lo comprenda anche la politica, che noi paghiamo ancora, e tutti i cittadini lo fanno ogni volta che fanno benzina, l’aumento del costo del carburante per finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935 e la crisi di Suez del 1956, ad esempio”. Ricordiamo che il rimborso al settore era nato per ridurre l’impatto sulla competizione con gli operatori esteri, perché il peso dell’accise secondo la CNA Fita Marche, che ha elaborato i dati forniti dal Mise e dalla Commissione Europea, incide sul prezzo del gasolio per il 60,22%: “Si tratta dell’incidenza più alta dei 27 paesi Ue, escluso il Regno Unito. Se il Governo procedesse con un aumento di accise e il relativo taglio del recupero – spiega Emiliano Tomassini – il settore trasporto sarebbe decimato nel giro di pochi mesi, con grave perdita di posti di lavoro a livello nazionale e di conseguenza, valutazione che spesso non si fa, la perdita per lo Stato di un enorme gettito fiscale dovuto alla chiusura delle attività. Quindi attenzione – ammonisce Tomassinia prendere scelte ‘sensazionali’. Il danno sarebbe immediato e di proporzioni enormi per tutti, non solo per le nostre famiglie ed imprese”. Si tratterebbe di 7-8.000 euro a camion di mancato rimborso, di cui non usufruiscono i vecchi mezzi (cioè euro 0, 1 e 2).

Le alternative ai paventati aumenti delle accise sul gasolio ci sono: “Taglio delle spese improduttive, contrasto all’evasione fiscale e all’illegalità diffusa, migliore efficienza ed efficacia della spesa pubblica, come ricorda CNA Fita Marche – chiude Tomassiniimprese e cittadini necessitano di misure che aiutino a sfidare il futuro, capaci di generare un nuovo rispetto per l’ambiente e la prospettiva di nuovi segmenti produttivi. Chiediamo, insieme ad un fisco più equo, alcune certezze, come stringere i tempi di un incontro con il Ministro da cui ci attendiamo significative comprensioni dei nostri problemi e magari finalmente anche qualche soluzione”.