230 milioni di euro: a tanto ammonta il mercato delle uova di cioccolato pasquali, secondo una indagine condotta dal Centro studi CNA in collaborazione con CNA Agroalimentare tra gli iscritti alla Confederazione.
L’indagine stima che a Pasqua 2018 si consumeranno oltre 15 milioni di uova, vendute ai consumatori mediamente a 15 euro l’una e tra i 38 e i 40 euro al chilo. Un terzo delle uova pasquali è di produzione artigianale. Al vertice delle preferenze i prodotti “from bean to bar” (letteralmente: dalla fava di cacao alla barretta), vale a dire i cioccolatieri che controllano l’intera filiera.
Le famiglie italiane puntano in maniera crescente, oltre che sulla qualità del prodotto, sulla personalizzazione: per gusto, per “sorpresa” inserita all’interno dell’uovo, per packaging. Le confezioni stanno diventando sempre più raffinate sia sul piano estetico (colori, grafica, lettering) sia sul piano funzionale: materiali, sistemi di apertura e di chiusura. Conseguenza, principalmente, della modifica del mercato: l’uovo, da prodotto per bambini, si è ormai trasformato in dolce per tutta la famiglia.

Il mercato del cioccolato
Pasqua è il periodo in cui in Italia si vende più cioccolato. Nel nostro Paese il consumo è ormai vicino ai cinque chili pro capite (4.835 grammi, per la precisione). In costante crescita, ma ancora lontano dalla primatista Svizzera, dove la media pro capite sfiora invece i dieci chili, attestandosi a 9.775 grammi di cioccolato. Rispetto al mercato internazionale, però, l’Italia consuma più prodotti “premium”, vale a dire di qualità/prezzo di fascia alta.
Il prodotto preferito dai consumatori italiani è la tavoletta o barretta: circa 90 milioni di pezzi complessivamente venduti ogni anno. Accanto alle declinazioni classiche nel nostro Paese, e non solo, si stanno affermando varianti salutiste: senza glutine, vegane, biologiche.

Turismo

3 miliardi circa di movimento economico. 12 milioni di turisti tra italiani e stranieri. Le festività pasquali quest’anno si apprestano a diventare un business fenomenale. Con un formidabile catalizzatore: le rappresentazioni della settimana santa, eventi religiosi che attirano sempre più fedeli e s’intrecciano con la tradizione popolare e l’identità territoriale in una forma alta di turismo esperienziale. Eventi questi che, da soli, movimentano tra i 600 e i 750 milioni.
A prevedere il buon andamento dell’industria italiana del tempo libero nelle prossime festività pasquali una indagine condotta dal Centro studi CNA in collaborazione con CNA Turismo e Commercio su un campione di imprese associate alla Confederazione.
Tra viaggi, pernottamenti, pasti, acquisti di prodotti tipici e di souvenir, ingressi a pagamento, il turismo pasquale movimenterà complessivamente una cifra tra i 2,8 e i 3,2 miliardi.
Rispetto al 2016 l’incremento previsto è del 6,5 per cento. Eventuali raffronti con il 2017 sono improponibili in quanto l’anno scorso la Pasqua cadde a ridosso del 25 aprile e del 1° maggio: ne derivò una sorta di super-ponte.
Rispetto ai dodici milioni di turisti che, complessivamente, si muoveranno intorno alla Pasqua, i turisti che pernotteranno per una notte rappresentano il 32%, per due notti il 44%, per tre notti il 24%. Pernotterà in bed&breakfast e strutture agrituristiche il 38% dei turisti, in albergo il 35%, in alloggi e case private il 27%.
Quanto all’organizzazione del viaggio, il primato spetta ai turisti fai-da-te (46% del totale), seguiti dai turisti attirati da recensioni e informazioni (principalmente raccolte su Internet) che rappresentano il 26%, da quanti si rivolgono ad agenzie di viaggio (18%) e da quanti si recano direttamente presso strutture extra-alberghiere (10%)
In ordine di preferenza, i turisti sono attirati da: città d’arte, borghi, montagna, coste e campagna.

Il lunedì dell’Angelo (detto anche in Albis o Pasquetta) regge pure come tradizionale gita fuori porta. Una scampagnata di un giorno che aggiunge tre milioni di gitanti ai turisti già in movimento. Soprattutto tra i gitanti si va diffondendo la ricerca di un’esperienza da vivere sia pure per poche ore. Tra le forme più seguite di turismo esperienziale il podio spetta ai percorsi che incrociano natura e cibo, seguiti da: visita/degustazione a cantine e vigneti; visite a parchi geo-minerari e a cave anche per scoprire la vita di quanti hanno faticato in questi luoghi; corsi nei laboratori artigiani; visite inter-attive in musei (in crescita i musei aziendali e dedicati a particolari attività lavorative), parchi, siti archeologici; in barca a vedere da vicino l’attività dei pescatori.