Il Sistema Sanitario Nazionale ha standard discreti, ma siamo vicini al punto di rottura”. A dichiararlo il dottor Paolo Misericordia, responsabile sindacale dei medici FIMMG, nel convegno organizzato da CNA Pensionati “Come cambiare la medicina di base attraverso un nuovo protagonismo del medico di famiglia”, tenutosi sabato scorso a Villa Baruchello e patrocinato da Consiglio Regionale, Comune di Porto Sant’Elpidio, Area Vasta 4 e Ambito Sociale XX.

A coordinare gli interventi il Direttore Generale CNA Fermo Alessandro Migliore, alla presenza del Presidente Paolo Silenzi, del Sindaco Nazareno Franchellucci, del Consigliere regionale Francesco Giacinti, oltre che dei presidenti CNA Pensionati regionale Ilario Persiani e di Macerata Enzo Martorelli e del presidente del direttivo zonale di Porto Sant’Elpidio Gaetano Pieroni.

Un’affermazione che lascia poco spazio alla fantasia, quella di Misericordia, che ha aggiunto dettagli relativi al nostro territorio: “Nella nostra Area Vasta nel giro dei prossimi 4 anni 60 medici, sui 120 presenti, andranno in pensione e ne subentreranno solo 10, non ci sarà ricambio: ciò significa che 50 mila persone resteranno senza medico, soprattutto nelle aree interne, con conseguenze che dovranno essere gestite”.

Nel 2014 l’Istat rilevava che l’11% degli italiani non si cura più, sia per difficoltà economiche sia per difficoltà di accesso ai servizi: un dato oggi in crescita. “Di fronte a questo – ha rilevato Luigi Silenzi di CNA Pensionatisi può rispondere da parte del sistema ponendo al centro il territorio, per contenere i costi ospedalieri e puntare sulle attività di prevenzione. Questo è possibile applicando la legge Balduzzi, del 2012, e le Aggregazioni Funzionali Territoriali, che prevedono aggregazioni di medici di medicina generale, in un massimo di 20 per 30 mila utenti”.

La legge Balduzzi ha focalizzato il problema dell’isolamento del medico, tuttavia lavorare sulle aggregazioni, di fronte alle cronicità – ha affermato Misericordia –  farebbe perdere la capillarità  della presenza dei medici. Meglio promuovere dei micro team sul territorio”.

La presenza di aggregazioni è stata confermata anche da Licio Livini, direttore dell’Area Vasta 4, che ha voluto evidenziare come il perno della discussione sia garantire la continuità dell’assistenza e la presa in carico complessiva dell’utenza: “Il medico di famiglia non è un “filtro” o una barriera, ma svolge una funzione complessa all’interno di un sistema sanitario territoriale; nel Fermano ci sono 127 medici di famiglia e 20 pediatri, di cui 97 già lavorano in maniera associata, garantendo continuità di orario  e utilizzando la ricetta dematerializzata. Esistono 7 associazioni per un totale di 25 medici che lavorano insieme, condividono procedure, modalità di approccio, oltre ai dati dei pazienti attraverso gli strumenti informatici”.

Brutte notizie sul fronte delle risorse, però, con Livini che riferisce dell’intenzione del governo di tagliare di qualche miliardo il Fondo Sanitario, quando la Regione destina oltre l’80% del suo bilancio alla sanità.

In questo quadro, un ruolo non semplice è quello degli amministratori locali, come testimoniato dal Sindaco Franchellucci, che ha comunque evidenziato un cambio di approccio e la volontà aggregativa da parte dei medici di famiglia, con tutte le analisi e le riflessioni sui budget disponibili che poi dettano le priorità.

Da parte di tutti i relatori netta la volontà di non demonizzare la presenza del privato nel comparto sanitario, come chiarito dal consigliere regionale Francesco Giacinti: “Nelle Marche la presenza della sanità privata non è così rilevante come in altre regioni, anche se il sistema universalistico conosciuto fino ad oggi dimostra qualche resistenza. Il Piano Sanitario Regionale è in fase embrionale, c’è stato un incontro in maggioranza per definirne i tratti caratterizzanti e sentire i sindaci per dare corpo al piano, che sarà ovviamente influenzato anche dalla dinamica demografica”.