Riformare il Titolo V della Costituzione, istituire un'agenzia che valuti la qualità delle leggi e il loro impatto su cittadini e imprese. Rivedere in maniera profonda e sistematica lo stock della legislazione economica.
Sono le tre richieste in cima al decalogo della Cna per "liberare l'Italia": dieci proposte per la semplificazione, altrettante regole chiare, certe e trasparenti per riportare alla crescita le piccole imprese, e il paese, anche attraverso il miglioramento della qualità delle leggi.
Una strada che la Cna ritiene "obbligata” per salvare il sistema Italia, le imprese e le pmi in particolare, dalla "bestia", la macchina burocratica farraginosa, autoreferenziale e soffocante. Le successive proposte contenute nel decalogo riguardano tre leggi annuali, a scadenza fissa, "che possano aiutare le micro, piccole e medie imprese a ripartire, grazie a un'accelerazione della semplificazione e della concorrenza, e a un provvedimento rivolto alle loro specifiche esigenze, individuate nel corso dell'anno". E' prevista inoltre l'istituzione di un'agenzia dedicata al coordinamento delle attività di ispezione e di controllo, sulla falsariga del Better Regulation Delivery Office britannico, un'esperienza di successo nata dall'esigeza di sfrondare l'eccesso di verifiche cui erano sottoposte le imprese del Regno Unito. Secondo gli artigiani inoltre, è necessario "rendere pienamente operative le Agenzie per le imprese per facilitare l'avvio delle attività imprenditoriali e alleggerire il peso economico e amministrativo della p.a.".
Il settimo passo riguarda la valorizzazione degli sportelli unici per le attività produttive, una rivoluzione rimasta a metà, attraverso la standardizzazione di sistemi informatici, modulistica e procedimenti. L'ottavo punto del decalogo prevede l'integrazione dei sistemi informatici pubblici, un "mare magnum" dove convivono 82 sistemi di grandi dimensioni e 27 mila sistemi intermedi, per realizzare il sistema pubblico di connettività: una operazione che, oltre a facilitare e velocizzare gli adempimenti delle imprese, prevede enormi potenziali risparmi di spesa, valutati dal Politecnico di Milano tra i 25 e i 31 miliardi l'anno. Rendere più efficiente e snello il sistema giudiziario civile rappresenta il successivo passo, che prevede: il potenziamento della mediazione, la valorizzazione delle sezioni specializzate per le imprese (includendo tra le competenze anche le controversie relative alle società di persone), l'attuazione del processo civile telematico. A completare il piano della Cna infine l'introduzione di un credito d'imposta per portare in capo alla p.a. i costi sostenuti dai privati per di assolvere alcuni oneri burocratici e amministrativi.

La burocrazia costa alle pmi 5 miliardi all’anno. La burocrazia costa a 4,5 milioni di piccole imprese un euro ogni 10 minuti, 6 euro all'ora, 48 euro ogni giorno lavorativo, 11 mila euro all'anno. Il che porta alla sbalorditiva cifra di 5 miliardi di euro. E' quanto emerge da uno studio della Cna, secondo cui l'Italia è tra i peggiori paesi al mondo per peso della burocrazia e carico fiscale. L'Italia risulta al 56esimo posto nella graduatoria dei paesi dove è più facile fare impresa, sostiene la Cna, mentre sul piano delle tasse e delle imposte siamo al 141esimo posto: nel nostro paese il pagamento delle tasse sottrae 269 ore l'anno all'attività delle imprese.