Per la riapertura in sicurezza delle attività di ristorazione, un documento unitario di CNA, Casartigiani e Confartigianato è stato inviato al Ministro della Salute, al Ministro dello Sviluppo Economico, al Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, al Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, al Presidente della Commissione Industria Del Senato e della Camera, al Presidente della Conferenza delle Regioni, al Coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico.

Il documento fa particolare riferimento a bar, ristoranti e catering e, nei prossimi giorni, sarà ulteriormente veicolato ai parlamentari dei rispettivi territori da parte delle singole CNA provinciali.

In estrema sintesi le “proposte per la riapertura delle attività di ristorazione“ nascono dalla premessa che il Presidente del Consiglio Draghi, anticipando le misure che andranno in vigore dopo il 7 aprile, ha dichiarato che anche nelle zone arancioni le attività di ristorazione, in special modo bar e ristoranti, continueranno ad essere soggette a severe limitazioni nell’orario di apertura e potranno svolgere attività di asporto e consegna a domicilio.

Per questo CNA e le altre Confederazioni dell’artigianato da tempo sollecitano il Governo e il Comitato Tecnico Scientifico, a consentire la riapertura in sicurezza delle attività di ristorazione.

L’evidenza epidemiologica non consente di imputare a bar e ristoranti e alla ristorazione in genere, la trasmissione del virus che è rimasta a livelli particolarmente elevati anche da prima di Natale, da quando queste attività sono praticamente chiuse.

Quanto anticipato dal Presidente Draghi sta solo a significare che dopo un anno siamo nella stessa situazione di un anno fa.

Nel frattempo i ristori e i sostegni per il settore sono stati del tutto inadeguati a compensare le perdite subite e il blocco dei licenziamenti nasconde una realtà ben più amara che purtroppo costringerà le imprese che non ce la faranno comunque di chiudere.

Secondo il documento, occorre pertanto:

  • Una revisione del piano vaccini con i ristoratori fra le prime categorie prioritarie. Dopo le categorie maggiormente esposte, occorre che sia prestata attenzione particolare anche agli addetti (titolari e personale) delle categorie economiche della ristorazione che hanno subito le maggiori restrizioni.
  • Vengano integrate le schede tecniche per il settore della ristorazione con modifica degli orari e modalità di accesso ai locali per una riapertura serale in sicurezza. Le attività sono rodate da mesi di restrizioni ed hanno potenziato i canoni anticontagio, equipaggiati gli spazi interni e conferita formazione al personale. Si tratta quindi di attività preparate ad operare in sicurezza: pertanto la richiesta è che si possa aprire dalle 5.00 alle 23.00 di ogni giorno (allo scopo è necessario estendere di un’ora il coprifuoco), con eventuale articolazione per favorire l’accesso ai locali (entro le 21.00?) solo su prenotazione. Questo sistema consentirebbe anche la tracciabilità della presenza (con documentazione da conservare fino a 14 giorni successivi alle prenotazioni). La proposta prevede che non possano comunque sedersi allo stesso tavolo più di 4 persone, massimo 8 se conviventi.
  • Ci sia l’adeguamento dei criteri guida preordinati al servizio di somministrazione di pasti e bevande.

Per le tre Organizzazioni di categoria, un capitolo a parte per le cerimonie e gli eventi: un pezzo di economia che reclama immediata programmazione e ripartenza con la richiesta di un confronto chiaro sul versante della immediata ripresa delle cerimonie. Tale proposta è limitata al momento alle cerimonie civili e religiose, e agli eventi intesi come congressi, convegni e simili, perché possono essere considerate già a partire dal 6 aprile, paragonabili al pranzo al ristorante, quindi in zona gialla con l’applicazione dello specifico protocollo di sicurezza. In particolare il documento unitario propone la modifica del Capo III art. 16 comma 2 Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 02 marzo 2021 che riporta nuovamente il “divieto di feste nei luoghi al chiuso e all’aperto, ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose”, prevedendo, con la modifica, la separazione tra cerimonie e feste, che vengono erroneamente accomunate nelle disposizioni vigenti. Il documento descrive gli elementi generali di differenza:

  • Le feste private fanno capo a persone fisiche, non si riferiscono ad un’azienda che organizza l’attività e non si riferiscono ad alcun protocollo, per cui non possono essere regolamentate;
  • La cerimonia è un’attività organizzata, che deve sottostare ai protocolli previsti per il settore. La sicurezza della cerimonia deve essere in capo ad un’impresa che organizza e gestisce l’evento.

Per lo svolgimento delle attività di cui si chiede l’apertura è suggerito l’aggiornamento delle istruzioni utili allo svolgimento in sicurezza dei banchetti con la previsione, ad esempio informare le Autorità competenti – tramite apposito preavviso da inviare almeno 7 giorni prima – circa il giorno, l’ora, il luogo e la ragione dell’evento, pena l’irrogazione di specifica sanzione e lo scioglimento dell’evento.

Le difficoltà, orami di lungo periodo stanno esasperando ulteriormente imprenditori, collaboratori ed imprese tutte: tutto ciò è comprensibile ma non è mai tollerabile, anzi da condannare, il procedere mancando di rispettare la legge e le disposizioni anticontagio che sono in vigore. E’ tempo per tutti di responsabilità: non dobbiamo mai scordarlo, seppure alcune scorciatoie appaiano più affascinanti ma non prive di conseguenze negative anche sul piano di giustizia. La CNA ha bene in mente quali siano le difficoltà e quali le urgenze (ovvero è già troppo tardi) di riaprire le attività: ma questo si decide sui tavoli di confronto e siamo impegnati a portare ragioni, numeri e studi a sostegno delle nostre giustificate e giuste richieste.

Forniremo aggiornamenti nei prossimi giorni.